16/10/2024
04/08/2011

La spia che veniva dall'app

Un'app consente di tracciare i movimenti del partner e di controllare le sue chiamate

a cura di Pasquale Martello
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La spia che veniva dall'app 


Un’ invadente applicazione per smartphone accende  il dibattito
di DAISUKE IGARASHI, Asahi Shimbun 22 settembre

 

 

 

Un'app in uso sugli smartphone è diventata oggetto di forti critiche, perché sospettata non solo di violare la privacy, ma anche di poter diventare utile strumento nelle mani di potenziali stalker.
La cosa è stata chiara dal primo momento.
"Karelog" era stata progettata per consentire all’utente sia di tracciare i movimenti del partner, che di controllare le sue chiamate. E inevitabilmente la pioggia di critiche è stata così forte da costringere gli sviluppatori a interrompere il servizio. 
Una volta istallata, Karelog permette di rintracciare un individuo via gps e di verificare se il suo telefono è acceso o spento. Non solo, fino a qualche giorno fa e per una piccola somma (1980 yen/26 $), si poteva anche ottenere tramite Karelog la lista delle chiamate della persona controllata.
Manuscript Co, l’azienda che ha sviluppato l'app, aveva previsto in origine che i due soggetti coinvolti fossero entrambi d'accordo con l’uso dell’applicazione. Purtroppo, si è scoperto in un secondo momento che l'applicazione poteva essere scaricata facilmente anche all’insaputa di uno dei due utenti.
E così, il 30 agosto, appena arrivata sul mercato, Karelog ha collezionato un bel numero di lamentele via internet, perché la procedura di conferma dell'assenso da parte di entrambe le parti era nettamente insufficiente a garantire l'effettiva sicurezza di uso dell'applicazione. Anche McAfee, che si occupa di sicurezza informatica, si è detta preoccupata in merito.
A gettare benzina sul fuoco anche la rubrica di una rivista specializzata, secondo la quale anche il linguaggio scelto per promuovere l’applicazione poteva essere frainteso ("Controlla cosa fa la tua fidanzata" o "L'applicazione di controllo movimenti più all'avanguardia”) .
Ovviamente Karelog si è trovata al centro di un tiro incrociato ed è diventata argomento molto dibattuto in rete. Resta il fatto che nelle prime tre settimane dopo il lancio è stata scaricata 15 mila volte.
Inutile dire che i dirigenti di Manuscript hanno avuto da subito un bel da fare.
Già dal giorno dopo la presentazione, l'azienda ha dovuto postare sul suo sito una lettera di scuse, annunciando tra l'altro delle modifiche.
Il 3 settembre, poi, ha bloccato il servizio pagamento.
"L'avevamo creata con lo scopo di fornire un modo di controllare la fedeltà del partner, ma volevamo che le coppie la usassero di comune accordo" ha detto Yoshinori Miura, un executive dell'azienda. "Non ci saremmo mai aspettati tante polemiche".
Adesso la stessa azienda sta lavorando a un nuovo servizio, che permetta ai singoli componenti di una stessa famiglia di condividere informazioni sugli altri.
C’è poi il sospetto che istallare l'app all’insaputa del partner possa costituire reato.
Dopo la riforma del Codice Penale di giugno, infatti, è reato creare un programma che agisca contro la volontà di qualcuno o indurre qualcuno a usare un certo programma sospetto.
"Se entrambi i partner sono d'accordo, non ci sono problemi, ma se l'applicazione viene istallata all’insaputa dell'altro si potrebbe incorrere in un reato equivalente alla diffusione di un virus" dice Hisamichi Okamura, avvocato esperto di protezione dei dati personali.
Il 13 settembre, anche il Ministro delle Telecomunicazioni Tatsuo Kawabata ha dichiarato in conferenza stampa che "la cosa più importante è che l'esplicito consenso di entrambi i partner sia chiaro” e che la questione verrà tenuta per il futuro in primo piano.
Tant’è vero che oggi sul sito web di Karelog è scritto bello in evidenza che l’istallazione non autorizzata è un potenziale reato.
Un redattore di Asahi Shimbun si è offerto di sperimentare il grado di precisione delle informazioni raccolte dall’applicazione e l’ha scaricata. 
I suoi movimenti sono stati seguiti per tre giorni.
Già il primo giorno la finestra di controllo aperta sul computer mostrava gli spostamenti del soggetto; aveva registrato, cioè, il tragitto tra la redazione di Asahi Shimbun nel quartiere di Tokyo Tsukij e l’abitazione del redattore a Bunkyo Ward, passando per Ueno. I microspostamenti, però, non avevano lasciato traccia, nemmeno la sosta a Kayabacho per un'intervista.
La destinazione finale indicata sul computer, poi, era in realtà un punto a 1 km e mezzo a est della effettiva abitazione del giornalista, che aveva attraversato l'area in taxi. Ma d’altra parte, nelle istruzioni per l'uso, Karelog avverte di un margine di errore di localizzazione nel raggio di un kilometro, soprattutto in caso di cattive condizioni atmosferiche o qualora l'individuo controllato non si trovi all'aperto.
Il terzo giorno di sperimentazione, il grado di accuratezza dei dati rilevati dall'applicazione è aumentato, tanto che ha indicato con precisione tutti gli spostamenti della “cavia” tra casa, Shinjuku e Shibuya.
Ultimamente gli smartphone si sono rivelati preziosi nel permettere all'utente di conoscere con precisione la zona in cui si trova, visto che sono in grado di fornire informazioni utili sull'area (indirizzi di ristoranti, amici e così via).
Resta il fatto che il confine tra convenienza e invadenza è molto, molto sottile...

 

>> Vai a Tg3 TECH