La Chiesa Presbiteriana USA
dice sì a gay e lesbiche
Un provvedimento ratificato martedì 10 maggio permetterà l'ordinazione di ministri gay e lesbiche, lasciando comunque ampia libertà di decisione alle singole sedi regionali
La Chiesa Presbiteriana americana dice sì a gay e lesbiche
Un provvedimento ratificato martedì permetterà l'ordinazione di ministri gay e lesbiche, lasciando comunque ampia libertà di decisione alle singole sedi regionali
di Mitchell Landsberg, Los Angeles Times
11 maggio
L'ultratrentennale e accesissimo dibattito interno alla Chiesa Presbiteriana si è esaurito con la ratifica di un provvedimento, che permette l'ordinazione di ministri e rappresentanti laici gay e lesbiche.
Le singole comunità regionali conserveranno però ampia libertà di decisione.
Col voto del presbiterio regionale del Minnesota, la Chiesa Presbiteriana americana è diventata la quarta confessione protestante a permettere l'ordinazione degli omosessuali, dopo l’Episcopale, l'Evangelica Luterana e la Chiesa di Cristo. Il voto del Minnesota è stato seguito a breve da quello di Los Angeles.
"E' un momento importante nella comunità cristiana" ha dichiarato Michael Adee, un anziano presbiteriano che ha combattuto per l'ordinazione e consacrazione dei gay. "Non posso che gioire del fatto che i presbiteriani si siano finalmente concentrati su ciò che conta di più, ovvero la fede e il carattere, e non l'orientamento sessuale o lo stato civile del singolo"
Il cambiamento alla Costituzione della Chiesa Presbiteriana è stato approvato l'estate scorsa dall'Assemblea Generale. Comunque, secondo le regole interne della chiesa, certi cambiamenti devono essere ratificati dalla maggioranza delle 173 organizzazioni regionali note come 'presbiteri'.
Martedì sera, durante la riunione a Saint Louis Park, periferia di Monneapolis, il presbiterio delle Twin Cities (Minneapolis e Saint Paul) ha votato il provvedimento al primo posto, con un totale di 205 voti a favore e 56 contro, diventando l'87esimo dipartimento a dire sì. Un'ora e mezza dopo, il Presbiterio del Pacifico, che rappresenta Hawaii e California Meridionale, ha aggiunto il suo voto, con 102 sì e 60 no.
Era la quarta volta che la chiesa affrontava la votazione per l'ordinazione e consacrazione degli omosessuali. Il risultato di questo voto riflette la mutazione delle opinioni sull’argomento tanto all'interno della chiesa che nella società americana, in quanto l'atteggiamento generale nei confronti dell’omosessualità si è ammorbidito. Dall'ultima volta che la questione è stata messa ai voti, nel 2008-2009, circa 19 presbiteri, compresi alcuni in zone abbastanza conservatrici come il Nebraska o l'Alabama settentrionale, sono passati dal no al sì.
Linda Fleming, diacono e laico anziano della Chiesa Presbiteriana di Ladera Heights, è tra quelli che con gli anni hanno cambiato idea.
"A 63 anni, ho alla fine capito che è un fatto ineluttabile. E' un po' come il momento in cui fu finalmente concesso ai neri di entrare nelle chiese per i bianchi o alle donne di diventare ministro di una confessione religiosa. Non si scappa, doveva succedere. E' inevitabile"
I votanti riuniti a Knox hanno salutato il risultato del voto con sobrietà, nessuna manifestazione di gioia eccessiva, nessun abbraccio - o per lo meno non subito - e nessuna recriminazione nei confronti della mozione perdente.
"Ora sì che potremo andare avanti" ha detto Brian Symonds, 29 anni, che spera di essere il primo gay dichiarato ad essere ordinato nel Presbiterio del Pacifico. "Ora sì che le cose si muovono nella direzione per la quale sono stato chiamato"
L'emendamento ratificato martedì scorso cambia anche l’articolo della Costituzione presbiteriana, alla voce "doti e requisiti" per i candidati all’ordinazione, tanto religiosi laici. Dal 1997 la Costituzione prevedeva che gli ordinandi vivessero "in fedeltà nell'ambito del matrimonio tra uomo e donna o in castità se non sposati". Adesso verrà richiesto ai funzionari della chiesa di "esaminare la vocazione, le doti, la preparazione e l'idoneità alle responsabilità previste dall'incarico di ciascun candidato".
Ciò lascia sufficiente libertà di decisione, al punto che probabilmente i presbiteri più conservatori avranno la possibilità di continuare a negare l'ordinazione degli omosessuali uomini e donne.
Fino ad oggi alcuni presbiteri avevano ordinato religiosi gay e lesbiche e consacrato i laici in base alla politica ufficiosa del "don't ask, don't tell" (non chiedere, non dire). (....) Il reverendo Mark Brewer, pastore del Presbiterio di Bel Air, contrario alla mozione, ha dichiarato che comunque sia questo voto non porterà nessuna crisi all'interno della confessione, anche se "si tratta di un movimento tettonico lento, un terremoto”, insomma. E aggiunge che, tutto sommato, i presbiteriani finiranno con l’abituarsi alla novità, come è già successo agli anglicani. "Forse finiremo col rimanere tutti sulla stessa nave, ma su ponti diversi"