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Hecho en Cuba - Radio3 Suite del 7/02/2016

  • Andato in onda:07/02/2016
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      Il Museo Nazionale del Cinema presenta alla Mole Antonelliana HECHO EN CUBA. Il cinema nella grafica cubana. Manifesti dalla collezione Bardellotto (4 febbraio - 29 agosto 2016), la più ampia e comprensiva mostra mai realizzata di manifesti cinematografici cubani, a cura di Luigino Bardellotto, con la collaborazione di Nicoletta Pacini e Tamara Sillo (Museo Nazionale del Cinema) e Ivo Boscariol, Patrizio De Mattio e Francesca Zanutto (Centro Studi Cartel Cubano). Oltre 200 i pezzi in mostra, alcuni dei quali unici e mai esposti prima in Europa, che raccontano la storia della grafica cinematografica cubana dal 1959 fino ai nostri giorni. 


      L’arte grafica cubana rappresenta una delle scuole più acclamate ed originali del mondo e raggiunge la sua massima espressione tra il 1964 e il 1980. Spartiacque, nell’evoluzione del segno e dell’invenzione grafica, fu la rivoluzione del 1959. Se negli anni precedenti, la cartellonistica mostrava uno stile di evidente derivazione occidentale, dopo la rivoluzione i manifesti non hanno legami con i film se non quale fonte ideale di ispirazione, offrendosi come vere e proprie opere d’arte. Mentre la grafica della solidarietà sociale e politica risultava più condizionata dalle scelte e dal controllo della politica, la grafica cinematografica godeva di maggiore libertà di espressione, un’autonomia formale che la rende unica nel suo genere per la capacità di coniugare il riferimento alle avanguardie artistiche con la tradizione figurativa e simbolica popolare.
      Con la costituzione de l’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos) - avvenuta pochi mesi dopo la rivoluzione - i grafici iniziano ad interpretare con un nuovo stile i lungometraggi e documentari che giungono da ogni parte del mondo, poiché Fidel Castro puntava sul cinema e sulla cultura quale mezzo di comunicazione per arrivare al popolo.

      La mostra è a cura di Luigino Bardellotto e dalla sua collezione proviene la quasi totalità dei pezzi, in buona parte unici, soprattutto bozzetti e layout, raccolti durante i numerosi viaggi a Cuba a partire dal 1998. Innamoratosi dell’isola e della sua cultura, compra casualmente il suo primo manifesto come souvenir da portarsi a casa. Incuriosito da questa grafica, incomincia a documentarsi e prendere coscienza di quello che sta dietro la realizzazione dei carteles de cine. Entra in contatto con questi artisti, vive con loro, entra nel loro mondo diventando un camajan - che nell’idioma locale indica uno straniero ben introdotto e rispettato dalla popolazione cubana - e riceve direttamente da loro molti dei materiali della sua collezione. 

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