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13 GENNAIO - GELATA DEI CONSUMI E DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Enrico Giovannini presidente Istat .Il tasso di disoccupazione a novembre è stato  dell’8 , 7 per cento, un dato da leggere positivamente, in quanto  inferiore alla media europea  che  invece è intorno al 10 per cento. Diverso il discorso riguardante il tasso di disoccupazione giovanile, qui siamo intorno al  29 per cento. La media europea  è molto variegata: si val dal 40 per cento dei giovani disoccupati in Spagna , a situazioni  come Germania e Francia è più basso. Storicamente in italia si registra un tasso di disoccupazione giovanile più alto della media europea. Questa crisi  in particolare nel 2009 ma anche nel 2010 , ha colpito  i giovani che avevano contratti a tempo determinato  e che purtroppo hanno perso il lavoro.

Ci sono centinaia di posti  liberi  ad esempio  nell’artigianato che  non si  riesce a coprire  .E’ vero che non c’è questo rapporto diretto tra domanda e offerta ?

I  dati  sui cosiddetti : posti vacanti ,che ci danno una idea  di quanti posti di lavoro , sono apparentemente disponibili nelle imprese. L’indicazione che abbiamo rispetto ai mesi più recenti è che questo numero dei posti vacanti sta crescendo leggermente. Non dobbiamo dimenticare che l’economia sta  lentamente recuperando. Alcune imprese stanno effettivamente offrendo lavoro .Secondo i dati Unioncamere c’è un disallineamento tra  le professionalità necessarie alle imprese e la disponibilità degli italiani , a svolgere lavori di natura tecnica, occupati spesso da mano d’opera straniera -lavori nel terziario ,servizio alle persone ad esempio badanti . Anche  in alcune aree industriali , soprattutto nelle piccole imprese,  il personale  proviene da fuori Italia . Hanno esperienza da manovali , mentre gli italiani tendono a non svolgere più questi lavori. In agricoltura abbiamo una quota molto  elevata  di mano d’opera degli  immigrati irregolari . Lavori a bassissimo reddito,  che non consentono di sostenere una famiglia o un piano di vita  .Molti giovani italiani tornano in famiglia proprio perché non  riescono  ad attuare un piano di vita  autonomo. Il tipo di lavoro che viene offerto ,  spesso, non è all’altezza delle loro aspettative. Giovani molto qualificati che, invece ,vengono ridotti a fare lavori molto meno qualificati. Non dobbiamo dimenticare inoltre  che le famiglie, poiché , hanno accumulato un livello di ricchezza , tendono a scoraggiare i figli  a fare lavori dequalificati . famiglie che   sono in grado di fare quella funzione di ammortizzatore sociale.Si rinvia  quindi l’ingresso nel mondo del lavoro per cercare  una posizione migliore .

Riguardo ai dati  sulla contrazione  dei  consumi  in cosa consiste  quella che viene definita una vera e propria gelata ?

 Mariano Bella direttore ufficio studi Confcommercio : a causa della recessione 2008 -2009 i consumi pro capite per beni e servizi sono passati da  1272 euro del 2009 a  1268 euro del  1998- 99. Un salto indietro di oltre dieci anni .Non parlerei di crisi dei consumi  , quanto di crisi di produzione e quindi dei redditi nel biennio recessivo . La buona notizia è che le famiglie consumatrici , hanno reagito bene a questa crisi dei redditi. la frazione di spesa è aumentata rispetto al reddito disponibile. Le famiglie  hanno tagliato le spese , dove era possibile , per  acquistare telefonini ed elettronica di consumo. Oggi si può rinunciare all’acquisto di alimenti ,ma non ai servizi domestici. Il vero problema è che stiamo uscendo  troppo lentamente da questa crisi.

 

Sergio Marini  presidente della Coldiretti : sul minor consumo  degli alimenti bisogna considerare che  si sono ridotti  in maniera considerevole gli sprechi. Maggiore frequenza di acquisto, porzioni più piccole, ed anche una riduzione  della scelta in termini qualitativi. Gli stili di vita cambiano e le priorità del consumo sono cambiate. Le vecchie gerarchie che vedevano gli alimentari in alto e le vacanze in basso, oggi si sono modificate .Oggi è difficile rinunciare  a: telefonino alla  palestra  o alla piccola vacanza. Si può rinunciare all’abbigliamento, alle calzature, ai giornali ,  cancelleria  , bigiotteria ,gioielleria  ed anche su alcune voci dell’alimentare.  Si sono operati dei tagli che vanno tra il 15 e il 20 per cento.

 

Quali sono le difficoltà che incontrano i giovani e i meno giovani   per trovare un posto di lavoro ?

 

Giacomo Vaciago  professore di politica  economica e monetaria  all’universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano:la crisi degli ultimi due anni ha aggravato la tendenza che si era già manifestata  negli anni precedenti. Alla poca crescita del Paese ,risponde  una crescente segmentazione del mercato del lavoro:tra gli ultra- protetti  e  quelli per niente protetti. In questa seconda categoria sono più i giovani e le donne. La crisi odierna aggrava questi problemi strutturali, ne possiamo uscire con modifiche. Penso ad un disegno di legge , per riformare il sistema di tutela dei lavoratori. Evitare eccessi di tutela concentrati solo su parti  di offerta del lavoro. Evitare i fenomeni , come quello odierno, dove si vota a Torino , dove una parte  di una categoria è tutelatissima,  e gli altri peggio per loro. In questo momento il problema è quello della disoccupazione giovanile ma più in generale , di tutti i nostri precari. Giovani disoccupati che “invecchiano “ in casa.  Facciamo dipendere i giovani dalla protezione che viene dalle famiglie che hanno accumulato il risparmio.

 

Alberto Quadrio Curzio economista di economia politica Cattolica del Sacro Cuore di Milano:riguardo all’occupazione giovanile il ministro Sacconi ha messo in cantiere tante prospettive di azione. Il cambiamento strutturale dell’economia mondiale  ha spostato   una parte consistente della manifattura  nei Paesi in via di sviluppo, ormai  emergenti. Un segmento di occupazione che non ritornerà nei paesi sviluppati. Bisogna trovare dei nuovi segmenti di occupazione. In Svezia   il tasso di disoccupazione è passato al 25 per cento, l’area di Londra  il tasso di disoccupazione  giovanile  è al 25 per cento.Nella regione di Bruxelles e al 31,7  per cento. Stiamo attenti a non classificare solo l’italia  come un caso specifico  di disoccupazione giovanile. Per l’Italia il problema rimane comunque gravissimo ,anche per il divario nord-sud. Come risolvere il problema ? - Lavori che i giovani  singolarmente non prendono, potrebbero essere invece svolti , da forme organizzate tra giovani, che dovrebbero avere grandissimi vantaggi ,non solo fiscali, ma anche di tipo amministrativo. Bisognerebbe facilitare molto queste forme di imprenditoria giovanile anche semplificando al massimo i gravami burocratici .Difficilmente un giovane fa assistenza agli anziani, dentro ad un sistema organizzato ,di liberalismo sociale , è possibile che lo faccia, perché si identifica con la propria organizzazione. Secondo punto cruciale  è la valorizzazione del turismo , turismo culturale. I giovani laureati  , possono fare moltissimo, sempre  con le modalità organizzative  d’impresa, bisogna andare incontro a queste forme organizzate, se gli adempimenti burocratici sono opprimenti  nessuno  si mette a fare impresa.

 

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