“L’EUROPA CHE VERRA’”
Di Amedeo RICUCCI
Alla vigilia del voto del 26 maggio mettersi in viaggio è forse il modo migliore per capire come sta l’Unione Europea. Parlando infatti con la gente, Paese per Paese, è più facile verificare se la nostra casa comune abbia ancora una sua forza attrattiva oppure se la stia perdendo assieme alla sua ormai esaurita centralità geo-politica. Il viaggio parte dal confine italo-sloveno, ad est, e si chiude in occidente, su quel confine irlandese che con la Brexit diventerà la nuova frontiera esterna della UE. Perché la storia dell’Europa unita è stata anche una storia di frontiere e di confini, confini da erigere oppure da abbattere, per provare a costruire uno spazio politico, sociale e culturale comune, da condividere, a partire da quello che all’inizio era solo il sogno di un pugno di intellettuali di voltare pagina dopo due guerre mondiali che avevano distrutto il vecchio continente. Otto sono i Paesi attraversati nel nostro viaggio. Dalla Croazia per raccontare quanto sia ancora incompleto il processo di integrazione dei Paesi dell’Est e quante disparità sociali ne penalizzino lo sviluppo. In Ungheria per vedere invece come Budapest sia diventata una delle capitali della generazione Erasmus e come invece nell’Ungheria profonda prevalga un approccio all’idea di Europa molto identitario. In Polonia, poi, per raccontare la tragedia di Danzica, rimasta orfana del sindaco Adamowicz, ucciso da una campagna di odio sociale. E in Grecia, dove gli effetti delle riforme draconiane imposte dalla Troika si fanno ancora sentire, mortificando le speranze sociali. In Svezia, dove il welfare è ancora un pilastro del patto sociale ma l’afflusso eccezionale di migranti degli ultimi anni ha messo in crisi il modello di integrazione. Infine il racconto della crisi fra Spagna e Catalogna, e il paradosso dell’Irlanda, che rischia di pagare un alto prezzo per via della Brexit ma resta più europeista che mai.